Tutto ciò che c’è da sapere sull’assistenza notturna dei pazienti

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Quando si parla di assistenza infermieristica, risulta fondamentale fare le dovute differenze tra quella diurna e quella notturna dove, quest’ultima, tende a differire profondamente per la finalità primaria di creare un ambiente, sia esso ospedaliero o di residenza sanitaria che sia in grado di favorire il sonno, aumentare il comfort e rendere l’assistito più tranquillo e disposto a riposare. Parlandone dal punto di vista assistenziale, invece, possiamo asserire che l’assistenza notturna dei pazienti abbia lo scopo primario di garantire costanza sulle cure e le terapie necessarie, oltre ad una presenza vigile e attenta alla sicurezza della persona.

In Italia, poi, viviamo un momento in cui l’assistenza notturna dei pazienti in ospedale o nelle strutture residenziali non riceve molti approfondimenti, essendo stata poco esplorata. Questo, si traduce erroneamente nella convinzione che, di notte, il lavoro di sorveglianza sia blando e non impegni particolari attenzioni o competenze. Di fatto, quando si dibatte sull’assistenza notturna dei pazienti, ciò su cui si parla maggiormente è l’organizzazione dell’attività assistenziale ed il contributo tecnico degli infermieri in questo senso.

Scopriremo, nelle prossime righe, come di fatto le attività di assistenza infermieristica ed ospedaliera notturne siano differenti tra loro, assumano sensi e richiedano pratiche differenti e, per questo motivo, coinvolgano competenze e personale differente, ma sempre di pertinenza infermieristica. Senza perderci in ulteriori indugi, dunque, andiamo a vedere cosa c’è da sapere al riguardo.

Assistenza infermieristica notturna: tipologie e differenze

Come detto, l’assistenza notturna si divide per tipologie. In linea generale, le attività in oggetto possono essere programmate e non programmate. A queste categorie, poi, si aggiungono le attività organizzative che, non sempre, sono di appannaggio degli infermieri. Quando parliamo di attività programmate, quindi, ci riferiamo a tutte le pratiche garantite dalle strutture e che si svolgono ad inizio e fine turno, prevedendo la somministrazione delle terapie, il posizionamento e la soddisfazione di bisogni di comfort dei pazienti, rilevando anche i vari parametri da cui possono essere interessati.

Queste attività rappresentano i cosiddetti protocolli operativi, venendo integrate da altre attività in relazione alla necessità del contesto. In riferimento alle attività non programmate, esse sono principalmente svolte nella parte centrale del turno notturno, su chiamate o in risposta ai bisogni specifici dei pazienti che, ovviamente, non possono essere sempre previsti e che si rifanno anche alle problematiche per le quali i pazienti richiedono assistenza.

Al di là delle attività di assistenza diretta, poi, ci sono quelle di tipo prettamente organizzativo che riguardano il controllo della documentazione clinica del paziente. Queste ultime attività riguardano, da un po’, i dibattiti sul carico di lavoro eccessivo a cui gli infermieri sono sottoposti in ospedale e che possono rischiare di compromettere la qualità delle mansioni da loro eseguite. Ad oggi, gli intervalli di inattività tendono a scomparire, con una mole di assistenza a cui sono sottoposti i pazienti abbastanza massiva e, di conseguenza, stressante per gli addetti.

Assistenza ospedaliera notturna sotto forma di sorveglianza

Nelle fasi di assistenza diurna, gli operatori sono presenti molto di frequente nelle stanze e, quindi, sono in grado di garantire sorveglianza continua. Gli assistiti, poi, possono sostenersi gli uni con gli altri e ricevono visite che sono parte attiva della sorveglianza. Durante la notte, il sostegno tende a venire meno e, in generale, la sorveglianza infermieristica viene richiesta in maniera più organizzata, mirata e costante.

In questa tipologia servizi dedicati di assistenza ospedaliera notturna negli ospedali di Torino, come in tutti gli altri ospedali delle grandi città, parla di un tipo di sorveglianza vigile e contraddistinta da una massima prontezza di azione, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Gli infermieri dovranno, dunque, essere in grado di assistere i pazienti interpretandone i segnali, comprendendone lo sconforto e capendo quando occorre intervenire.