Processo di sterilizzazione: come funziona e cosa comporta per gli strumenti medici
Il processo di sterilizzazione rappresenta una fase di estrema importanza anche in ambito medico-estetico, dove la gestione di strumenti taglienti e a contatto con diversi liquidi corporei impone massima cautela. La medicina estetica, infatti, prevede l’utilizzo di un’ampia gamma di strumentazione tra cui aspiratori, dermoabrasori, laser e bisturi necessari per trattamenti quali filler, peeling, laserterapia.
In particolare, gli aghi e le cannule impiegate per le iniezioni di filler e la strumentazione chirurgica richiedono sempre sterilizzazione per escludere qualsiasi rischio di infezione per il paziente. La sicurezza del paziente è infatti prerequisito fondamentale, a maggior ragione in un ambito delicato quale quello estetico dove il successo di un trattamento dipende proprio dall’assenza di complicanze.
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Processo di sterilizzazione degli strumenti e apparecchiature mediche: le fasi
Il processo di sterilizzazione degli strumenti e apparecchiature mediche prevede diverse fasi fondamentali per rendere gli strumenti sicuri e igienici in vista del loro utilizzo su pazienti.
La prima fase è quella della pulizia. Gli strumenti provenienti dalle sale operatorie vengono smontati e puliti manualmente con acqua e detergenti specifici allo scopo di rimuovere ogni traccia di materiale organico. La pulizia manuale rappresenta un momento cruciale in quanto permette di rimuovere residui potenzialmente infettivi che potrebbero compromettere l’efficacia delle fasi successive.
Successivamente ha inizio la fase di disinfezione. Gli strumenti puliti vengono immersi in soluzioni chimiche ad azione antibatterica per ridurre la carica microbica superficiale. Tra i prodotti impiegati vi sono aldeidi, alcoli, fenoli, biguanidi e altri composti in grado di uccidere o inattivare gli agenti patogeni. La disinfezione costituisce un prerequisito fondamentale per la sterilizzazione vera e propria.
La terza fase è quella della sterilizzazione, intesa come trattamento necessario a garantire la completa assenza di qualsiasi forma di vita microscopica sugli strumenti medici. Esistono diverse tecniche per realizzare la sterilizzazione: l’autoclave a vapore saturo, l’ossido di etilene, i raggi gamma, i raggi beta. La tecnica più diffusa è quella dell’autoclavatura che sfrutta il vapore surriscaldato in grado di uccidere batteri, funghi e spore in 12-20 minuti a una temperatura di 121-134°C e una pressione di 1-3 atm.
Infine, al termine del processo di sterilizzazione gli strumenti vengono confezionati in contenitori sterili e contrassegnati con data e ora di sterilizzazione al fine di garantire la tracciabilità e monitorare la shelf-life (durata) dello stato sterile. Il rispetto di procedure rigorose in ciascuna fase tutela la sicurezza degli operatori e dei pazienti.
Metodi di sterilizzazione: le diverse tecnologie
Il processo di sterilizzazione ha l’obiettivo di eliminare ogni forma di vita microbica dagli strumenti medici rendendoli sicuri per l’utilizzo. Esistono diverse tecnologie che possono essere impiegate per raggiungere questo scopo.
Il metodo più diffuso è l’autoclavaggio, che prevede di sottoporre gli oggetti a calore umido generato dal vapore surriscaldato. L’azione combinata di temperatura (121-134°C) e pressione (1-3 atm) permette di sterilizzare in tempi compresi tra 12 e 20 minuti, agendo sulle spore microbiche anche le più resistenti.
Un’altra tecnica consolidata è quella che utilizza l’ossido di etilene (EtO) come agente sterilizzante. Gas altamente tossico e cancerogeno, viene impiegato a bassa temperatura (55°C) e in atmosfera controllata per ridurre al minimo i rischi. L’EtO penetra in profondità garantendo la sterilizzazione anche di oggetti porosi e dell’interno di dispositivi.
Di grande interesse risultano i metodi che sfruttano l’irradiazione ionizzante come i raggi gamma e i raggi beta. Agendo direttamente sul DNA microbico, consentono di sterilizzare in tempi brevi (ore) senza alterare le caratteristiche chimico-fisiche degli oggetti. Tuttavia l’infrastruttura necessaria risulta molto onerosa.
Un ultimo metodo emergente è la sterilizzazione a plasma. Questa tecnica sfrutta reattivi gassosi ad alta energia che riescono a penetrare e distruggere ogni forma di vita microbica residue in tempi rapidissimi.